Il 30 marzo 2021 è stata approvata in via definitiva e all’unanimità dal Senato la legge delega n. 46 del 1.4.21 per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico, attraverso l’assegno unico e universale.

La legge è stata poi pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 82 del 6 aprile 2021.

Ecco cosa prevede e a chi spetta l’assegno unico universale per figli a carico.

Cosa prevede la legge 46 sull’assegno unico per figli a carico

La legge 46 “Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale” dà il via libera anche in Italia all’introduzione dell’assegno unico universale per figli a carico, per le famiglie con figli a partire dai 7 mesi di gravidanza fino a 21 anni.

L’assegnazione è determinata sulla base dell’indicatore ISEE e l’importo varia in base al numero dei figli – se sono minorenni o maggiorenni, studenti o meno – e alla presenza di figli disabili.

L’assegno unico è destinato a lavoratori autonomi e dipendenti con uno o più figli a carico e inizialmente doveva essere distribuito già a partire dal mese di luglio. Tuttavia, in un secondo momento, sia il presidente del Consiglio Draghi che la ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, hanno annunciato che da luglio riceveranno l’assegno solo i disoccupati e i titolari di partita IVA, cioè coloro che fino ad ora non hanno avuto accesso agli assegni familiari o ANF (Assegno al Nucleo Familiare). Per tutti gli altri, invece, salve le detrazioni fiscali per i figli a carico, si dovrà attendere il 2022.

”Da luglio, anche chi non ha mai ricevuto l’assegno familiare avrà il nuovo assegno e per i dipendenti sarà maggiorato il vecchio assegno. Manterremo le detrazioni fiscali per questo anno. E da gennaio 2022 la misura partirà nella sua forma definitiva, per tutti. L’assegno sarà erogato mensilmente, una cifra certa, con una maggiorazione dal terzo figlio e per figli con disabilità” (Ministro Elena Bonetti)

Cos’è l’assegno unico per figli a carico

L’assegno unico è una misura che mira a concentrare in un’unica soluzione i diversi aiuti già esistenti per le famiglie – assegni, bonus e detrazioni – che sono stati erogati e riconosciuti negli anni, ma che col tempo hanno portato a una dispersione delle risorse.

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A quanto ammonta l’assegno unico per i figli a carico

Il sostegno consiste in una cifra massima di 250 euro al mese in cui confluisce una parte fissa e una variabile che è legata al reddito complessivo della famiglia. In questo modo le famiglie meno abbienti riceveranno una cifra maggiore rispetto a quelle con un ISEE più alto.

Tuttavia, secondo una simulazione effettuata dal Gruppo di lavoro Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia, l’assegno rischia in molti casi un taglio dell’importo rispetto ai 250 euro.

Secondo i calcoli, per un livello di ISEE pari a 30 mila euro (dichiarato all’incirca dall’80% delle famiglie italiane) l’importo dell’assegno potrebbe essere costante e pari a 161 euro al mese (1.930 euro l’anno) per ogni figlio minorenne e a 97 euro al mese (1.158 euro all’anno) per ciascun figlio maggiorenne.

L’importo dell’assegno diminuisce se si alza l’ISEE quindi, oltre i 30 mila euro, le famiglie potrebbero riceve ancora meno dei 161 euro calcolati. I lavoratori dipendenti saranno quelli maggiormente sfavoriti con circa 1,35 milioni di famiglie che perderebbero in media 381 euro all’anno. 

L’agevolazione vale anche per i minori in affidamento, come spiegato da Andrea Orlando, ministro del Lavoro.

“Premesso che la questione involge profili di espressa competenza del Ministero con delega per la famiglia, occorre ribadire l’ormai consolidato orientamento secondo cui il soggetto affidato ad una famiglia debba godere dello stesso trattamento, quanto alle prestazioni assistenziali, di quello che riceverebbe nella famiglia di origine, Presupposto dell’affidamento è la temporanea privazione di un ambiente familiare idoneo e l’istituto si pone come azione di sostegno ed aiuto alla famiglia di origine, che trova garanzia all’articolo 30 della Costituzione, che prevede il dovere e diritto dei genitori a mantenere, istruire e educare i figli e, ‘nei casi di incapacità dei genitori la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”

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A chi spetta l’assegno unico: dipendenti, autonomi e incapienti

L’assegno è previsto per i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e per le categorie finora escluse: i lavoratori autonomi e gli incapienti. I destinatari sono i cittadini italiani, i cittadini dell’Unione europea e agli extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo, di lavoro o di ricerca, che risiedono in Italia da almeno due anni anche non continuativi e con figli a carico (dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età).

L’assegno è riconosciuto a entrambi i genitori e viene ripartito tra loro in egual misura. Se non vi sono genitori, l’assegno spetta a chi esercita la responsabilità genitoriale. Se sono separati o divorziati, l’assegno viene generalmente erogato al genitore affidatario, se l’affidamento è congiunto o condiviso, l’assegno è ripartito tra i genitori.

Potrà essere erogato sia sotto forma di denaro che attraverso il riconoscimento di un credito d’imposta da utilizzare in compensazione. L’assegno è, inoltre, compatibile e congiunto con il reddito di cittadinanza.

I requisiti che queste categorie di lavoratori devono rispettare, come abbiamo visto, sono:

  • essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea, o essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale;
  • essere soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia; 
  • essere residente e domiciliato con i figli a carico in Italia per la durata del beneficio;
  • essere stato o essere residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, e titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno biennale.

Anche i figli maggiorenni hanno diritto all’assegno unico?

L’assegno andrà ai genitori per i figli fino fino ai 18 anni. Mentre dai 18 ai 21 anni, su richiesta, può essere dato direttamente ai figli nei casi in cui:

  • siano iscritti all’università o a un corso professionale;
  • siano tirocinanti;
  • svolgano il servizio civile;
  • svolgano un lavoro a basso reddito.

E per i figli con disabilità?

L’assegno sarà maggiorato per ciascun figlio con disabilità fino a 21 anni di età per un’aliquota compresa tra il 30% e il 50%, che dipende dalla classificazione della disabilità. Mentre è riconosciuto, ma senza maggiorazione, anche per i figli disabili con più di 21 anni.

L’obiettivo è di partire da gennaio 2022 con l’assegno unico per tutti coloro che ne hanno diritto

L’intento della legge delega n. 46 del 1.4.21 è quello di superare le attuali misure a sostegno della genitorialità che si basano solamente su prestazioni sociali agevolate, assegni familiari e detrazioni fiscali, attraverso una complessiva razionalizzazione – e una parziale soppressione – degli istituti vigenti, finalizzando le risorse per l’istituzione dell’assegno unico.

Anche se l’assegno unico e universale completo partirà a regime, in via definitiva,  solamente da gennaio 2022 (ricordiamo che siamo in presenza di una legge delega), l’obiettivo per i sei mesi aggiuntivi è quello e di evitare che le famiglie italiane si trovino in difficoltà mantenendo l’attuale sistema di detrazioni fiscali, e sostituendolo progressivamente con l’assegno unico.

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