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Esplode un caso giuridico presso l’Università di Bologna: si rischia che chi svolge un dottorato di ricerca sia costretto a scegliere tra il lavoro e lo studio, essendo le due attività (studio e lavoro) incompatibili.

Per sintesi e completezza citiamo testualmente dal sito internet de La Repubblica.

“Dall’estate, infatti, è scattata l’incompatibilità per chi svolge un dottorato con l’Università di Bologna, ma al contempo ha anche un’occupazione al di fuori del dipartimento. E così oltre 400 nuovi dottorandi in questi giorni devono decidere se rinunciare al concorso appena vinto oppure, per chi ce l’ha, al posto di lavoro, anche se precario. Una situazione che penalizza soprattutto chi non ha una borsa di studio mensile e che per fare ricerca deve lavorare per mantenersi. “Questo significa – denunciano gli esodati – che il dottorato è solo per i ricchi di famiglia o per chi vince al superenalotto: così ci sentiamo umiliati”. 

Il prorettore Braga: “Applichiamo la legge”. L’Alma Mater, che la scorsa estate ha adeguato il suo regolamento seguendo le indicazioni del ministero, alza le mani: “Condivido le critiche degli studenti. È un’incompatibilità anacronistica che rasenta il ridicolo, ma si tratta di una legge nazionale”, spiega il prorettore alla ricerca, Dario Braga, che promette di “limitare i danni” per i dottorandi del 2014. Per chi invece ha vinto un concorso la scorsa estate, al momento non sembra esserci speranza: “Dura lex, sed lex” conclude amaro il professore.

Tutto nasce da una norma voluta dall’ex ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, che nel 2013, prima di decadere, ha il tempo di stabilire l’incompatibilità tra studio e lavoro. Per il vecchio governo “il dottorato è un lavoro a tempo pieno” e così scatta l’incompatibilità con qualsiasi altra professione (contratti precari inclusi). Un divieto che vale anche per i dottorandi che dai propri dipartimenti non percepiscono un euro (a Bologna sono la metà del totale). In estate l’Ateneo ha adeguato il suo regolamento. Risultato? I vincitori del XXIX ciclo, che hanno sostenuto i concorsi in autunno, ora devono scegliere. E nel frattempo hanno anche pagato le tasse d’iscrizione all’Unibo.”
In questa situazione si troverebbero circa 200 dottorandi senza borsa.