La perdita di una persona cara, purtroppo, porta con sé anche la gestione di questioni pratiche e burocratiche, come il sopraggiungere degli adempimenti legati alla successione ereditaria. Si tratta di un momento importante nella vita di una famiglia, in cui il patrimonio del defunto viene trasferito agli eredi e che prevede, in alcuni casi, il pagamento della cosiddetta “imposta di successione”.

Un obbligo fiscale che può avere un impatto significativo sul patrimonio ricevuto. Comprendere come funziona questa tassa, quali sono le basi imponibili e le modalità per gestirla, può aiutare gli eredi a vivere con meno fatiche un periodo già emotivamente complesso.

In questo articolo vediamo nel dettaglio cos’è l’imposta di successione, come viene calcolata, le differenze tra il sistema italiano e quello di altri paesi, e se è possibile minimizzarne l’impatto.

Partiamo dal primo adempimento, la dichiarazione di successione.

Dichiarazione di successione: cos’è e come funziona

Al verificarsi del lutto si apre la successione, ossia il trasferimento agli eredi di tutti i rapporti giuridici di carattere patrimoniale. La prima cosa da fare, dunque, per gli eredi o i legatari, è capire se devono procedere con la dichiarazione di successione, un documento deve essere presentato entro un anno dal decesso all’Agenzia delle Entrate, per comunicare ufficialmente il trasferimento dei beni del defunto.

Questa dichiarazione serve a determinare la base imponibile per la tassa di successione e a calcolare l’eventuale imposta dovuta. È un obbligo? No, esistono casi in cui eredi e legatari non sono obbligati a presentare questa dichiarazione, cioè quando:

  • l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti diretti (ovvero i figli, i nipoti o i genitori) del defunto
  • l’eredità ha un valore che non supera i 100.000 euro
  • l’eredità non comprende beni immobili o diritti reali immobiliari

Dopo aver dichiarato i beni e i possedimenti del deceduto, coloro che hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione, se accettano l’eredità devono anche pagare – se prevista – l’imposta di successione per poter disporre dei beni (tassa che, in alcuni casi, può rivelarsi molto onerosa).

Cos’è l’imposta di successione

Quando si riceve un’eredità, si può decidere se accettarla oppure rifiutarla. Nel primo caso, è necessario provvedere al pagamento dell’imposta di successione. Si tratta di un tributo indiretto che gli eredi devono pagare allo Stato in seguito al trasferimento di beni e diritti del defunto. Come altri tipi di imposte che rientrano nella tassazione sugli immobili, si applica ai beni immobili, ma anche quelli mobili, alle somme di denaro, ai crediti e ad altri diritti patrimoniali che vengono trasferiti agli eredi o ai legatari. Ha la funzione di compensare il vantaggio economico che gli eredi ricevono attraverso la successione.

La base imponibile utilizzata per il calcolo dell’imposta di successione

di successione si parte dall’asse ereditario. L’Agenzia delle Entrate calcola l’imposta su una base imponibile, costituita dal valore complessivo del patrimonio ereditato, al netto di eventuali passività e debiti del defunto. Per determinare la base imponibile, si considerano questi elementi:

  • beni immobili, come fabbricati o terreni, il cui valore viene stabilito in base al valore catastale o al valore di mercato
  • beni mobili, come gioielli, opere d’arte e veicoli, per cui si considera il valore di mercato
  • denaro e titoli, ossia il valore nominale di conti correnti, depositi bancari, azioni e obbligazioni
  • aziende o società
  • debiti e passività: i debiti del defunto vengono sottratti dal valore totale dell’eredità per calcolare la base imponibile.

Per i trasferimenti verso il coniuge o parenti in linea retta (come figli, nipoti e genitori), l’imposta è dovuta solo sulla base imponibile che supera la franchigia di un milione di euro, con un’aliquota del 4% sul valore eccedente.

Negli altri casi, invece:

  • per i trasferimenti a favore di fratelli o sorelle, l’aliquota è del 6% e la franchigia per beneficiario è di 100.000 euro
  • quando i trasferimenti sono destinati ad altri parenti fino al quarto grado (ad esempio, zio e nipote), non si applica alcuna franchigia e l’aliquota rimane al 6%
  • per i trasferimenti verso altri soggetti, compresi quelli estranei alla famiglia, l’aliquota è dell’8% senza alcuna franchigia.

Come funziona all’estero?

Come abbiamo visto, in Italia l’imposta di successione varia in base al grado di parentela tra il defunto e l’erede, con aliquote e franchigie diverse per coniuge, figli, fratelli, sorelle e altri parenti. All’estero, il funzionamento della tassa di successione varia notevolmente:

  • In Francia, le aliquote sono progressive e possono raggiungere il 45% per patrimoni di alto valore. La tassazione dipende strettamente dal valore dell’eredità e dal grado di parentela.
  • In Germania, le aliquote variano dal 7% al 50%, con franchigie che dipendono dal grado di parentela e dal valore dell’eredità.
  • Nel Regno Unito l’aliquota è del 40% sul valore che supera una franchigia di 325.000 sterline.
  • Negli Stati Uniti esiste invece una tassa federale con un’aliquota massima del 40%, ma la soglia di esenzione è molto alta, superiore ai 12 milioni di dollari.

Queste differenze dimostrano come le politiche fiscali varino significativamente da Paese a Paese, influenzando il modo in cui le eredità vengono gestite.

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Padre, madre e figlia piccola, visti di schiena, camminano ai margini di un bosco in inverno.

Quando si paga l’imposta di successione

Il pagamento dell’imposta deve essere effettuato entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. È importante rispettare questa scadenza per evitare sanzioni e interessi di mora. Infatti, se l’erede non paga l’imposta entro il termine stabilito, oltre alle sanzioni previste dalla legge, saranno applicati anche gli interessi di mora sul totale dovuto.

Per facilitare il pagamento di importi superiori a 1.000 euro, è possibile optare per una soluzione rateale, che consente agli eredi di dilazionare l’onere fiscale in più rate, rendendo più gestibile il pagamento della tassa di successione.

È possibile ridurre l’imposta di successione?

Nel corso dell’attività in studio, capita spesso che i clienti che si affidano a noi chiedano: “È possibile evitare di pagare o ridurre la tassa di successione?”

La risposta è che è possibile. È consigliabile però farsi assistere non solo da professionisti legali, ma anche da professionisti fiscali con comprovata esperienza, che lavorano con correttezza e nel rispetto della legge. Ad esempio, lo Studio legale Palombarini collabora da molti anni con alcuni Studi notarili di primaria importanza, per tutti i casi che toccano gli aspetti fiscali delle successioni ereditarie.

Infatti, online è possibile trovare diverse strategie per ridurre la tassa di successione e il conseguente carico fiscale, alcune delle quali possono essere adottate con una pianificazione attenta quando il proprietario dei beni è ancora in vita. Tuttavia, è bene affidarsi a professionisti che lavorano sempre nel rispetto della legge per individuare le strategie più appropriate:

  • Effettuare donazioni ai propri eredi durante la vita
    Una possibilità che può ridurre il valore del patrimonio soggetto a tassazione. Queste donazioni, se pianificate correttamente, possono usufruire di franchigie e aliquote inferiori rispetto alla successione, ma è sempre bene valutare se, come e quando optare per questa possibilità. 
  • Ricorrere alla donazione con riserva di usufrutto
    Scegliere questa via permette di trasferire la nuda proprietà del bene immobiliare, mentre il donante conserva l’usufrutto, ossia la possibilità di utilizzare il bene fino alla sua morte. In questo modo, al momento del decesso del donante, l’imposta di successione che spetta agli eredi sarà calcolata solo sul valore della nuda proprietà e non su quello totale dell’immobile. Anche in questo caso è molto importante capire se è possibile ricorrere a questo tipo di donazione e come farlo correttamente, secondo la legge.
  • Prevedere un conto corrente cointestato
    Si tratta di un conto intestato a due o più persone (come, ad esempio coniugi, figli o fratelli). In questi casi, il denaro depositato è di proprietà congiunta degli intestatari, suddiviso in parti uguali tra loro: alla morte di uno dei titolari, l’imposta di successione verrà calcolata solo sulla quota di denaro appartenente al defunto, e non sull’intero saldo del conto. In questo caso, però, è bene fare attenzione cointestando il conto solo con persone di estrema fiducia, per evitare il rischio di vederlo svuotato prematuramente. In ogni caso, anche questa possibilità deve essere valutata attentamente, da professionisti che conoscono la legge e operano seguendone le indicazioni.

  • Investire in assicurazioni sulla vita o altri strumenti finanziari
    Le somme erogate dalle polizze vita sono generalmente esenti dall’imposta di successione. L’uso di polizze assicurative può quindi essere un modo efficace per trasferire una parte del patrimonio agli eredi senza incorrere in tassazione. È anche possibile investire in strumenti finanziari che normalmente non vengono inclusi tra i beni ereditati tassabili, come titoli di stato italiani, titoli di stato emessi da un altro paese dell’Unione Europea, titoli di debito pubblico, o ancora titoli emessi da organismi internazionali, come la Banca Centrale Europea. In questi casi, è bene farsi consigliare anche dal proprio istituto bancario di fiducia.

Infine, è sempre utile redigere un testamento con l’aiuto di professionisti del settore legale e fiscale, valutando l’opzione migliore sia sotto il profilo legale che tributario. Un’opzione che può permettere di ridurre il carico fiscale e garantire che gli eredi ricevano la maggior parte del patrimonio. In ogni caso, è sempre bene affidarsi a professionisti esperti, corretti e che operano sempre secondo la legge.

Per una consulenza legale in materia di successioni

Una corretta pianificazione e consulenza legale possono essere di aiuto in una migliore gestione del patrimonio. Lo Studio Palombarini è disponibile per una consulenza legale. Lo Studio legale Palombarini è a Bologna in Via Bovi Campeggi, 4 e a Padova in Via S. Camillo De Lellis, 37. Potete contattarci al numero 051 581410.

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