Vale la pena occuparsi – anche nel nostro sito – del problema delle carceri italiane.
Si tratta di una delle questioni giuridiche e umanitarie più gravi ed urgenti del nostro paese.
Riteniamo importante non dimenticare le migliaia di persone che ogni giorno soffrono per la limitazione della loro libertà personale in condizioni da molte parti – anche assai autorevoli – definite “inumane”.
A proposito delle carceri italiane si è parlato, ed a ragione, di “vergogna nazionale”.
La questione delle condizioni in cui vengono detenute le persone condannate al carcere si trascina da decenni, eppure permane sempre uno stato di emergenza, di precarietà, di sofferenza costante sia da parte dei detenuti, sia da parte del personale impiegato nelle carceri, anch’esso costretto a lavorare in condizioni difficilissime.
Purtroppo, nonostante i richiami importanti (ricordiamo anche Karol Wojtyla davanti al Parlamento italiano a camere riunite, e di recente il Presidente Napolitano), la situazione non tende a migliorare, anzi.
Addirittura da parte di alcuni magistrati si è giunti a pensare ad una sorta di “obiezione di coscienza”, rifiutandosi di condannare al carcere a fronte di una situazione in cui la pena detentiva non è più rispettosa dell’art. 27 comma 3 della Costituzione (“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”), ma è da più parti definita come una sorta di tortura.
A fronte di una tale gravissima situazione sono diversi i soggetti che in più campi si adoperano per superare lo stato attuale (e decennale) delle cose.
A livello parlamentare anche di recente sono stati presentati numerosi progetti di legge tesi migliorare il regime carcerario, e anche a modificare la legislazione penale sul punto delle pene (ad esempio si parla di abolizione dell’ergastolo, da molti ritenuto contrario alla citata norma costituzionale).
Nei penitenziari italiani sono molte le persone che operano su progetti tesi al miglioramento materiale della vita dei detenuti, alla loro socializzazione ed inserimento nel mondo del lavoro.
Tra le associazioni più attive ci piace segnalare il “Granello di senape“, una associazione di Padova che tra le altre cose pubblica una interessante e apprezzata rivista e sito internet “Ristretti orizzonti“.
Dallo stesso sito riportiamo le informazioni essenziali sull’associazione.
L’Associazione di Volontariato “Granello di Senape Padova” si costituisce quale soggetto autonomo nel 2004, rifacendosi all’esperienza dell’Associazione-madre, “Il granello di senape”, che ha sede a Venezia.
Ha tra i suoi principali obiettivi: la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle tematiche della pena e del carcere; la promozione di progetti finalizzati all’inserimento dei condannati nel mondo del lavoro, potenziando le misure alternative alla detenzione; l’organizzazione dentro e fuori del carcere di attività culturali, ricreative e lavorative; la realizzazione di programmi, anche sperimentali, mirati a sviluppare la solidarietà a favore dei detenuti, il loro reinserimento sociale e il sostegno alle loro famiglie; la prevenzione della devianza e l’educazione alla legalità tra i giovani.
L’Associazione “Granello di Senape Padova” promuove varie attività (sia all’interno degli Istituti di Pena, sia sul territorio) gestisce il “Centro di Documentazione Due Palazzi”, attivo nella Casa di Reclusione di Padova, che offre servizi d’informazione (attraverso la rivista “Ristretti Orizzonti” e i siti internet www.ristretti.it e www.ristretti.org), e al quale cooperano oltre sessanta persone, tra detenuti e volontari esterni. Al suo interno ci sono il Gruppo Rassegna Stampa, il TG 2Palazzi e la redazione della rivista “Ristretti Orizzonti”.
Ha aperto all’esterno del carcere una sede, dove lavorano a diversi progetti alcuni detenuti in misura alternativa. Le attività riguardano in particolare la gestione dei siti internet, il lavoro esterno della rivista “Ristretti Orizzonti”, il Progetto “Il Carcere entra a Scuola”, che prevede incontri tra detenuti e studenti e il Progetto “Avvocato di strada”, che fornisce un servizio di tutela legale alle persone senza dimora, con una particolare attenzione agli ex detenuti e internati.
Ha sviluppato programmi di educazione alla legalità rivolte agli studenti nelle scuole medie inferiori e superiori di Padova, in collaborazione con il Comune di Padova, il Centro di Servizio per il Volontariato di Padova e il CSA (ex Provveditorato agli Studi); gestisce una trasmissione radiofonica settimanale sull’emittente “Radio Cooperativa”, nella quale gli ascoltatori possono intervenire in diretta per discutere su temi inerenti la giustizia, il carcere e il reinserimento dei detenuti; promuove le iniziative del “Coordinamento Carcere-Città” e della Federazione Nazionale dell’Informazione dal carcere.
Ha contribuito all’organizzazione di numerosi eventi pubblici volti a sensibilizzare la cittadinanza verso le problematiche dell’esclusione sociale: Giornata mondiale contro la povertà; Giornata delle Città contro la pena di morte; Festa dei Popoli, eccetera.
Ha curato in maniera particolare il reclutamento e la formazione dei volontari, tanto da arrivare a coinvolgere nelle proprie attività circa 100 persone, tra le quali avvocati, insegnanti, educatori, ma anche molti detenuti della Casa di Reclusione di Padova.
Si avvale del lavoro (con contratto di collaborazione) di detenuti in misura alternativa e ex detenuti, che svolgono compiti di segretariato sociale e operatore informatico.