Il 5 dicembre 2023, il Senato ha dato il via libera al testo, che era già stato approvato dalla Camera, della legge sull’oblio oncologico (legge 193 del 7 dicembre 2023): una norma che tutela gli ex pazienti oncologici da possibili discriminazioni legate alla malattia. Ripercorriamo le norme più importanti in materia, a partire dalla Costituzione.
Diritto alla riservatezza: dalla Costituzione al GDPR
Il diritto alla riservatezza è un principio fondamentale sancito dall’articolo 2 della Costituzione Italiana e dall’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
La sua tutela da ultimo è disciplinata dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR, Regolamento UE 2016/679), che all’art. 4, par. 1, n. 15 dà la definizione di “«dati relativi alla salute»: i dati personali attinenti alla salute fisica o mentale di una persona fisica, compresa la prestazione di servizi di assistenza sanitaria, che rivelano informazioni relative al suo stato di salute”.
Da ultimo la legge n. 193 del 7 dicembre 2023 disciplina il diritto all’oblio per le persone guarite da un tumore: la guarigione non può lasciare conseguenze nella vita sociale ed economica di una persona.
Diritti e divieti previsti dalla legge 193/2023
Secondo la legge sull’oblio oncologico, sono vietate la richiesta e l’uso di informazioni relative a patologie oncologiche pregresse, così facilitando la reintegrazione sociale delle persone.
Il diritto all’oblio oncologico va comunque contemperato con la sicurezza pubblica e con la necessità delle valutazioni precontrattuali in ambito assicurativo e lavorativo.
Il datore di lavoro non può chiedere informazioni su patologie oncologiche passate dei lavoratori, purché le cure siano finite e non vi siano stati episodi di recidiva per un periodo di almeno dieci anni o cinque anni nel caso in cui la malattia sia sorta prima dei ventuno anni di età.
In ogni caso il datore non può conoscere le specifiche patologie sofferte dall’interessato come previsto anche da altre norme:
- 5 dello Statuto dei lavoratori per cui “Sono vietati accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente.”
- 41 del D.Lgs. n. 81/2008 (testo unico sulla sicurezza del lavoro), per cui solo il medico competente è autorizzato a trattare in autonomia e competenza tecnica i dati personali di natura sanitaria che sono indispensabili per assicurare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Le compagnie assicurative e le banche non possono più richiedere informazioni su patologie oncologiche pregresse.
In passato molte persone guarite da un cancro si sono viste negare contratti bancari e assicurativi a causa di loro passate malattie oncologiche anche se guarite: ora non sarà più così.
È possibile ora ottenere un “certificato di oblio oncologico” presentando un’apposita richiesta ad una struttura sanitaria pubblica o privata accreditata, ad un medico dipendente del Servizio sanitario nazionale, o al medico di base.
Un commento dell’Azienda ospedaliera università di Bologna
Da ultimo riportiamo lo stralcio di un comunicato tratto dal sito della Azienda ospedaliera università di Bologna:
«Alla fine di un percorso di malattia e di terapia, in assenza di recidive, si ha il diritto di tornare a una vita sociale normale».
Arcangelo Prete, Direttore dell’Oncoematologia Pediatrica dell’IRCCS e Presidente di AIEOP (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica) commenta l’approvazione in Senato della legge sull’oblio oncologico.
Negli ultimi mesi ha portato avanti la battaglia per l’approvazione di questa importantissima legge insieme a numerose realtà coinvolte: ex pazienti, famiglie e professionisti della sanità. L’oblio oncologico è finalmente un diritto garantito dalla legge: dopo 10 anni in assenza di recidive (5 se la malattia è stata diagnosticata prima dei 21 anni) non c’è l’obbligo di dichiarare di avere affrontato il tumore.
Mai più discriminazioni per stipulare un’assicurazione, essere assunti o adottare. Questo impatterà positivamente sulla vita di 50 mila persone in Italia, diventate adulte e sane grazie alla medicina.
Un numero destinato a crescere grazie ai risultati sempre migliori delle terapie moderne: «La maggior parte dei bambini dei bambini tra 0 e 14 anni guarisce. Venti anni fa non era pensabile».