Nel corso dell’attività in studio, capita spesso di rispondere a domande legate alla successione. Una delle più frequenti è: “Quali parenti rientrano nella successione?” Nei prossimi paragrafi, approfondiamo la risposta a questo quesito, chiarendo innanzitutto, cosa può rientrare nell’eredità e cosa questa preveda, in base al tipo di successione.
Successione ereditaria e tipi di successione: cosa prevede il diritto ereditario
Il diritto ereditario o successorio è il ramo del diritto che regola le questioni relative al patrimonio di un individuo dopo la sua morte, per garantire la trasmissione equa dei rapporti trasmissibili del defunto – detto il de cuius – a chi eredita.
Rapporti trasmissibili e non patrimoniali
I rapporti trasmissibili sono quelli che non si estinguono con la morte della persona e sono:
- I diritti patrimoniali assoluti (proprietà e altri diritti reali), tranne quelli personali come l’usufrutto, l’uso e l’abitazione. Per esempio, vi rientrano gli immobili di proprietà.
- I contratti e le obbligazioni. Anche questi possono essere trasmessi, purché non siano basati sulle caratteristiche della persona. Per esempio, gli eredi possono ereditare il contratto di affitto che il de cuius aveva stipulato con altri, ma non un contratto di lavoro.
- I rapporti legati all’azienda di cui il de cuius era titolare.
Invece, tutti i rapporti non patrimoniali – sia personali che familiari, quindi, per esempio, i diritti della personalità (diritto al nome, all’immagine, allo status familiare…) o il matrimonio – si estinguono con la morte del titolare.
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Successione ereditaria: universale, particolare, testamentaria, legittima e necessaria
La successione ereditaria si apre con il decesso della persona nel luogo del suo ultimo domicilio e può essere di due tipi:
1) Successione a titolo universale: l’erede subentra in tutti i diritti e obblighi che non si estinguono con la morte del de cuius, quindi nei rapporti patrimoniali trasmissibili. In questo caso, acquisisce anche gli eventuali debiti maturati dal de cuius, e diventa erede solo se accetta volontariamente l’eredità. L’accettazione può essere espressa (con dichiarazione fatta davanti ad un Notaio o all’Ufficio successioni del Tribunale) oppure tacita, ossia comportandosi come se si fosse proprietario dei beni caduti in successione (in sostanza utilizzandoli).
2) Successione a titolo particolare: l’erede, detto legatario, subentra solo in alcuni rapporti patrimoniali specifici del defunto, per volontà di quest’ultimo o per legge (come il diritto di abitazione del coniuge sulla casa familiare). Quindi, nel momento dell’apertura della successione, riceve solo un vantaggio patrimoniale e non ha l’obbligato di pagare i debiti ereditari.
Il diritto ereditario poi disciplina altri tre tipi di successione:
1) Successione testamentaria: il defunto decide come disporre della propria eredità attraverso un testamento.
2) Successione legittima: è il caso in cui il defunto non fa testamento – o questo non è valido – ed è la legge a individuare gli eredi tra i suoi parenti stretti.
3) Successione necessaria: è prevista quando il defunto ha fatto testamento, ma senza rispettare i diritti che la legge garantisce ai parenti più stretti, a cui spetta sempre di diritto una quota di eredità.
Eredi e legatari: le differenze
Abbiamo visto che, con la successione ereditaria, le posizioni giuridiche del defunto vengono trasferite al suo successore o ai suoi successori. Nella successione a titolo universale, il successore (erede) subentra in quota o per intero ai diritti e agli obblighi del defunto non estinti con la sua morte. Nella successione a titolo particolare, il successore (legatario) subentra nei rapporti patrimoniali come da volontà del defunto (o in alcuni specifici casi previsti dalla legge).
Esiste dunque una fondamentale distinzione tra eredi e legatari. I primi hanno la facoltà di scegliere se accettare o meno l’eredità: i rapporti patrimoniali trasferibili possono infatti essere attivi e passivi, e comprendere dunque anche i debiti. Il legatario, invece, diviene tale in automatico: non dovendo rispondere dei debiti del defunto, all’apertura della successione diventa proprietario del lascito (ma resta comunque la possibilità di rinunciare al legato).
Ma quali parenti rientrano nella successione?
La tutela dei legittimari
I legittimari, e dunque i soggetti che hanno diritto ad una parte dell’eredità, sono tutelati dalla successione necessaria: il patrimonio del defunto viene suddiviso in una parte indisponibile, legittima o necessaria, riservata ai legittimari, e in una parte disponibile che il testatore può destinare secondo volontà.
I legittimari, così come stabilito dall’articolo 536 del Codice Civile, sono il coniuge, i figli e gli ascendenti (ossia i genitori). A loro deve necessariamente essere destinata parte dell’eredità secondo le seguenti casistiche:
- il figlio unico ha diritto alla metà del patrimonio, mentre dell’altra metà il testatore può disporre come preferisce;
- se ci sono più figli, ⅔ del patrimonio spettano a loro mentre ⅓ è disponibile;
- se il defunto non ha figli, ma gli ascendenti sono ancora in vita, la quota indisponibile è di ⅓ e quella disponibile di ⅔;
- in caso esistano il coniuge e un figlio, entrambi hanno diritto a ⅓ del patrimonio mentre ⅓ è disponibile;
- in caso di coniuge e più figli, ½ quota deve essere destinata ai figli e ¼ al coniuge, mentre il quarto restante è disponibile;
- in caso di coniuge e ascendenti senza figli, il primo ha diritto a ½ della quota e i secondi a ¼ (mentre ¼ è disponibile).
Quali parenti hanno diritto all’eredità
Se il defunto non ha lasciato un testamento, se il testamento è stato dichiarato invalido oppure dispone dei beni del defunto solamente in parte, la successione legittima prevede che l’eredità venga distribuita tra i figli, il coniuge e i parenti fino al sesto grado.
Nel dettaglio, il coniuge eredita:
- la totalità dei beni, in assenza di figli, ascendenti e fratelli;
- la metà dei beni in presenza di un solo figlio, un terzo dei beni in presenza di più figli;
- i due de terzi dei beni, in presenza di ascendenti e fratelli (a cui spetta complessivamente un terzo).
Presenza o meno dei figli: come cambia la ripartizione
Se il defunto ha figli, fatto salvo il coniuge, nessun’altro parente ha diritto all’eredità: i figli (legittimi, naturali, adottivi, legittimati) ereditano tutto in parti uguali.
Se il defunto non ha figli, l’eredità viene suddivisa tra ascendenti e fratelli; se non ha figli né ascendenti, a succedergli sono i fratelli in parti uguali (i fratelli che condividono col defunto un solo genitore hanno diritto alla metà di quanto spetta agli altri).
Se il defunto non ha coniuge, figli, ascendenti né fratelli, si apre la successione a favore dei parenti fino al sesto grado.
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Fondamentale è dunque comprendere il concetto di grado, il vincolo che unisce le persone discendenti dallo stesso stipite. Per calcolarlo, si contano le generazioni che intercorrono tra i soggetti:
- primo grado: genitori e figli;
- secondo grado: nonni e nipoti, fratelli;
- terzo grado: bisnonni, zii e nipoti;
- quarto grado: cugini;
- quinto grado: figli di cugini, figli di pronipoti, cugini dei genitori;
- sesto grado: figli dei figli dei cugini, figli dei cugini dei genitori.
Per approfondire ulteriormente, consigliamo la lettura dell’articolo: La successione legittima: quando si verifica?
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