Il presente articolo, resoconto di un dibattito moderato da Sergio Palombarini verrà pubblicato anche sulla rivista Bologna Forense on line a firma dello stesso.

L’associazione culturale GirodiValzer, la Cineteca di Bologna, la Fondazione Forense Bolognese, l’Ordine degli Avvocati di Bologna, e l’associazione Libera hanno tutte assieme contribuito alla organizzazione di un appuntamento per avvocati e cittadinanza tenutosi presso il cinema Lumiere di Bologna lo scorso 6 aprile.

Il tema era la confisca ed il riutilizzo dei beni, immobili ed aziende, delle organizzazioni criminali.

La prima parte dell’incontro è stata dedicata alla visione del film Terre di Musica, realizzato dal gruppo musicale Il parto delle nuvole pesanti.

Il film, realizzato assieme ad un libro, racconta un viaggio attraverso i luoghi dove associazioni e cooperative sociali lavorano per il riutilizzo di beni confiscati alle mafie; il viaggio si è snodato attraverso le regioni italiane, dal profondo sud fino al Piemonte.

Inteviste ai protagonisti, visite ai luoghi (molte aziende, agricole e industriali), riflessioni, curiosità, dubbi, e tanta musica, realizzata in studio e dal vivo dallo stesso gruppo musicale.

Di seguito si è parlato dell’argomento sul piano giuridico con Stefania Pellegrini, professoressa di sociologia del diritto presso le Discipline di scienze giuridiche dell’Università di Bologna, e Direttrice del Master sulla gestione dei beni confiscati alle mafie.

E’ intervenuto e ha raccontato la sua esperienza Antonio Monachetti, avvocato del foro di Bologna e responsabile di Libera di Bologna.

Libera è nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera.

L’avv. Monachetti ha precisato che Libera non gestisce direttamente i beni confiscati, in quanto è una associazione di associazioni, e sono queste ultime (la prima fu la cooperativa Placido Rizzotto) a gestire i beni, sula base di bandi comunali.

Pellegrini e Monachetti hanno evidenziato altri aspetti rilevanti.

La normativa di riferimento è la legge 109 del 1996 (Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati), che ha modificato larga parte della legge 575 del 1965 (Disposizioni contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso, anche straniere).

La legge 109 è una legge di inziativa popolare, si raccolsero oltre un milione di firme (dato straordinario), e fu promulgata dopo la legge 646 del 1982 “Rognoni – La Torre” (quest’ultimo poi ucciso per mano mafiosa), con istituzione della nota Commissione parlamentare attualmente presieduta da Rosi Bindi.

La legge 196 ha avuto molte successive integrazioni (attualmente giace in Parlamento la legge di riforma della legislazione antimafia), ed è stata istituita la Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (www.benisequestraticonfiscati.it), rispetto alla quale i relatori hanno evidenziato le gravi carenze di fondi e di personale.

Si tratta di una legislazione unica sul piano internazionale, sia per il sequestro preventivo dei beni mafiosi, sia per il loro successiva riutilizzo sociale.

In linea con la legislazione italiana, una direttiva europea del 2014 consiglia agli stati membri il riutilizzo dei beni confiscati.

Un problema evidenziato sono i beni situati all’estero, su cui si fatica ad intervenire.

Altro problema rilevante su cui si è dibattuto è il meccanismo sequestro – confisca. Quest’ultima interviene solo a fronte di una sentenza passata in giudicato, per cui tra il momento di apprensione del bene, ed il suo sequestro (misura provvisoria), e la successiva confisca (e quindi la apprensione definitiva e la possibilità di affidare il bene alle organizzazioni sociali senza il timore di doverlo poi restituire a fronte di una sentenza di assoluzione) trascorre molto tempo, e ciò crea evidenti difficoltà di coordinamento e di efficacia nell’azione.

Ulteriore problematica giuridica e pratica: il diritti dei terzi sul bene, ad esempio i contratti di locazione, e in generali diritti reali ed obbligatori (si pensi a tutti i lavoratori, spesso in nero, che sono già impiegati nell’azienda confiscata e che quindi vantano diritti nei confronto della proprietà); ciò spesso crea difficoltà di gestione agli affidatari.

In generale: si rende necessaria una “bonifica” legale del bene confiscato, lavoro complesso e anche lungo.

Di certo la bonifica legale dell’azienda crea poi un effetto di successiva legalizzazione delle realtà collegate alla stessa: i beni confiscati diventano “presidi di legalità” che condizionano positivamente il mercato con effetto a macchia d’olio.

Le relazioni e gli interventi hanno evidenziato il problema della lunghezza del processo penale e della necessità di rendere più ingenti e più sicuri i fondi statali finalizzati a sostenere i progetti di riutilizzo dei beni confiscati.

In questo senso è stata giudicata positivamente la legge n. 3 del 2011 della Regione Emilia Romagna il cui articolo 10 recita “La Regione attua la prevenzione terziaria attraverso: a) l’assistenza agli Enti locali assegnatari dei beni immobili sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e mafiosa ai sensi dell’articolo 2-undecies, comma 2, lettera b), della legge 31 maggio 1965, n. 575 (Disposizioni contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso, anche straniere); b) la concessione di contributi agli Enti locali di cui alla lettera a) e ai soggetti concessionari dei beni stessi per concorrere alla realizzazione di interventi di restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, ripristino tipologico nonché arredo degli stessi al fine del recupero dei beni immobili loro assegnati; c) la concessione di contributi agli Enti locali di cui alla lettera a) e ai soggetti concessionari dei beni stessi per favorire il riutilizzo in funzione sociale dei beni immobili sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e mafiosa, mediante la stipula di accordi di programma con i soggetti assegnatari.”

Nella nostra Regione il Master diretto dalla prof. Pellegrini ha svolto una “mappatura” dei beni confiscati particolarmente qualificata e complessa, partita dall’analisi delle particelle catastali fino ad arrivare ad una conoscenza completa dei beni.

In Emilia Romagna i beni confiscati sono in aumento (attualmente sono circa 40, anche se non tutti assegnati a cooperative sociali), e i giudici sono sempre più sensibili a questa tematica, anche se, come detto. il riutilizzo concreto presenta svariate difficoltà.

Sarebbe molto importante – è stato evidenziato – che i beni potessero essere visitabili, anche e soprattutto dai giovani, affinchè la esperienza diretta sia occasione di informazione e sensibilizzazione sulle tematiche antimafia e sull’importante tema del riutilizzo dei suoi beni.

Salvatore De Siena, anch’egli avvocato bolognese, e componente del Parto delle nuvole pesanti, nonché regista del film, ha raccontato il progetto Terre di Musica, i ricordi e le impressioni rimaste dopo aver girato tutta la penisola alla ricerca dei luoghi e delle persone protagoniste del progetto di riutilizzo dei beni confiscati alla organizzazioni criminali.

Numerosi interventi anche dal pubblico, un dialogo serrato con i relatori, si è arrivati a parlare del fenomeno della corruzione, delle politiche di contrasto alla mafia, del processo penale, dell’istituto del sequestro e della successiva confisca, degli incentivi che il progetto riceve (o non riceve a sufficienza) dalle istituzioni, delle prospettive future, con gli entusiasmi ma anche con i dubbi che le accompagnano.

Il dialogo si è poi ulteriormente acceso e appassionato nel successivo rinfresco, tenutosi sempre nei locali della Cineteca, a base di prodotti forniti da Libera, provenienti proprio dalle coltivazioni delle terre confiscate, offerto a tutti dall’Ordine degli Avvocati di Bologna.